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Sono Clarissa e ho scelto di fare la psicologa perché...

Aggiornamento: 27 ago




..non avrei probabilmente potuto fare altro nella vita. Se leggerai fino alla fine capirai.


Vorrei dirti che questa è una di quelle storie magiche che nascono da una grande ambizione, da una passione fortissima per la cura del prossimo sviluppatasi in tenera età o dal desiderio di arrivare a toccare le stelle ma non è esattamente così, e ti direi una bugia.

Il mio percorso per diventare psicologa nasce più o meno quando nasco io, la passione invece arriverà molto più tardi.


Ma come fa un percorso professionale ad avviarsi al momento della nascita?


Hai ragione: allora diciamo che nasce a partire da quando ho iniziato ad avere una memoria, e quindi dei ricordi.

Se hai un po' di pazienza ci arriviamo, ma prima facciamo un piccolo passo indietro.


Sapresti spiegare cos'è un ricordo?

Un ricordo è una rappresentazione mentale di un'esperienza che è stata codificata, immagazzinata e richiamata alla mente. I ricordi più rilevanti, quelli più duraturi e vividi, sono quelli delle esperienze caratterizzate da sensazioni ed emozioni molto intense, siano esse piacevoli o spiacevoli. L'intensità emotiva, infatti, attiva particolari aree del cervello (amigdala e ippocampo in particolare) che modulano i processi di memoria e apprendimento e facilitano la transizione di un ricordo dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.

Il fenomeno più affascinante che dimostra il potere delle emozioni nel plasmare la memoria è quello dei "ricordi lampo" o "flashbulb memories", quei ricordi che nella mente sembrano quasi una fotografia che ha catturato un momento preciso con incredibile chiarezza di dettagli ed emozioni associate che puoi addirittura ri-sentire.

Dov'eri l'11 settembre del 2001? Con chi eri quando è hai saputo della morte di Michael Jackson? Cosa stavi facendo quando è stato dichiarato il primo lockdown?

Probabilmente di almeno uno di questi tre momenti hai un ricordo molto chiaro.

È di questo che stiamo parlando.


Ma torniamo a me e a come i miei ricordi hanno condizionato ciò che avrei scelto di fare nella vita.


I miei primi ricordi sono dolorosi: sono ricordi di abbandono, di paura, di disperazione, di ricerca di un contenimento che non arriva, di solitudine esistenziale e di vuoto. Non tutto questo si àncora probabilmente a "dati di fatto", ma nel lavoro psicologico si lavora ben poco sui fatti in sé e molto sulla realtà vissuta, e quei vissuti mi si sono incollati alle ossa, aggrappati alla carne e avvinghiati alle viscere fino a farmi sentire che tutta quella roba ero, sostanzialmente, io. Quelle emozioni sono diventate totalizzanti e hanno condotto la mia vita al posto mio per lungo tempo senza che me ne rendessi conto. Stavo male e non capivo il perché.


"Forse studiare psicologia mi chiarirà alcune cose" - è così che ho iniziato. Era ancora il tempo in cui volevo capire, perché non mi azzardavo neanche a credere che si potesse anche cambiare, trasformare, stare meglio, stare bene.

E invece si poteva fare.


Ci è voluto tanto per arrivare a questa conclusione. Nel frattempo, continuavo a lottare contro i mulini a vento, cercando di prosciugare fiumi, di spostare montagne e di costruire sulle sabbie mobili. Tentavo cioè disperatamente di scappare senza mai andare veramente altrove e di cambiare le cose "fuori di me" perché ero io quella sofferente e se ero io a soffrire dovevo essere io quella giusta e doveva essere il mondo intorno a me cattivo, noncurante, carnefice, abbandonante, svalutante.


Quello che non avevo capito era che non potevo cambiare il mondo, ma potevo cambiare il mondo: il mio mondo. Potevo in qualche modo scegliere che mondo costruire intorno a me, di quali persone circondarmi, in quale posto vivere, di cosa nutrirmi fisicamente, mentalmente, emotivamente; potevo scegliere di scappare per davvero, dove andare, cosa fare e come farlo, purché fossi disposta a pagarne il prezzo; potevo scegliere di prendermi la responsabilità della mia vita, di curare le mie ferite invece di inseguire il mio feritore per supplicarlo di riaggiustarmi e potevo scegliere di guardare qui, ora e poi al futuro, perché solo nello sguardo posato sull'adesso e proiettato in avanti possiamo scorgere possibilità e finché guardiamo unicamente indietro possiamo invece solo piangere sulle macerie.


Forse posso immaginare cosa stai pensando a questo punto: "la fai facile tu".

Non c'è niente di facile in questo percorso e faccio fatica a tenere sempre a mente, e soprattutto, a mettere in pratica tutto ciò che ti ho appena detto, per quanto io ci creda fermamente. La lotta resta aperta.

Sono cresciuta in una parte fortunata del pianeta, non sono mai stata sotto le bombe, ho dei privilegi. Non sto sposando la retorica del "se vuoi, puoi" perché se non hai alcuni tipi di risorse essenziali puoi volere quanto ti pare, ma non puoi così tanto. A volte però, forse, abbiamo "solo" la visuale troppo offuscata dal dolore. È assolutamente normale e va bene così.


Leggi bene: la tua sofferenza ha un valore. Non permettere a nessunə di dirti che non stai soffrendo abbastanza, che c'è chi sta peggio, che non ne vale la pena, che sei fortunatə e allo stesso tempo indaga, esplora, fatti domande, approfondisci, chiedi aiuto, cerca alternative, sperimenta, impara, rischia, mettiti in discussione, desidera.


Ed eccola: è qui che è nata la passione. Quando penso a ciò che si può fare con e nonostante il dolore scatta la scintilla: e se potessi aiutare le altre persone a fare questo?

Desidero sostenere le persone che si rivolgono a me a trovare la propria dimensione, la propria autonomia e la propria strada; voglio sostenerle a esplorare e curarsi le ferite, a scorgere possibilità, a diventare responsabili di sé, ad essere persone libere e a scovare e realizzare sé stesse in accordo coi i propri personalissimi valori; voglio sostenerle a scegliere e a costruire il proprio mondo, ad appoggiarsi all'ambiente come ad un porto sicuro e, ogni volta che ne sentiranno il bisogno, a dispiegare liberamente le proprie ali. Sarà difficile, doloroso, e la lotta forse resterà aperta anche per loro, ma trasformare si può, stare meglio si può e con qualcunə accanto il bagaglio pesa meno.


Sono Clarissa e ho scelto di fare la psicologa perché..

..non avrei potuto fare altro nella vita.


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